Bevete lentamente giù lungo le corde vocali, poi muovete l’acqua nello stomaco. Poi evacuatela”. (Gheranda Samhita)
Il termine Shanka Prakshalana, che si può tradurre letteralmente come “pulizia della conchiglia”, si riferisce a una magnifica pratica di pulizia totale del nostro circuito digestivo, dalla bocca all’ano (la conchiglia). E’ facile da eseguire e meriterebbe di essere conosciuta e applicata in tutto il mondo per gli straordinari benefici che apporta all’organismo… a costo minimo!
Per scoprire le date del mio seminario periodico, in cui insegno a praticare lo Shankaprakshalana secondo il metodo tradizionale, vai alla pagina: ShankaPrakshalana – Pulizia dell’Intestino
Come agisce lo Shankaprakshalana
La premessa indispensabile per capire e giustificare lo Shankaprakshalana, eseguito ai cambi di stagione, si inserisce in una visione integrata dei nostri organi nella vita quotidiana. Se infatti seguiamo le consolidate abitudini alimentari del nostro stile di vita occidentale, ci ritroviamo con un intestino sovraccarico, intasato, nelle cui anse spesso stazionano depositi fecali che, fermentando, creano inarrestabili processi di infiammazione prima e di degenerazione poi.
E’ da questo, sostengono tutte le Medicine Tradizionali, che derivano le malattie, dal raffreddore al cancro, e… anche la cosiddetta “cervicale”, spesso fraintesa nella sua genesi come un disturbo di esclusiva pertinenza dell’apparato muscolo scheletrico, o al massimo del sistema miofasciale.
Sappiamo che in molti casi non è così: curiosamente, soprattutto quando insieme al dolore compaiono nausee e crisi di vomito, è il cattivo funzionamento del nostro fegato che dobbiamo chiamare in causa.
E’ accertato che, spesso, le tossine epatiche, anziché migrare naturalmente verso il basso ed essere espulse dall’intestino, risalgono fino al tratto cervicale e da lì scatenano il fenomeno doloroso, la nausea ecc.
ciò confonde le idee e anche le modalità terapeutiche. Certo è che prima di arrivare alla pulizia del fegato sarà bene rinforzare i reni e poi ripulire il nostro intestino ad esempio utilizzando la tecnica conosciuta col nome di Shanka Prakshalana, che si può tradurre con “gesto della conchiglia”, a ricordarci che l’interno di una conchiglia è sinuoso e percorso da vari interstizi, come il nostro intestino. Il canale digerente è il primo confine e luogo di scambio tra gli organi interni ed il mondo esterno, che introduciamo sotto forma di cibo. Questo è quindi il primo livello da curare per mantenere o riguadagnare la salute: ecco spiegata l’importanza centrale del Shankaprakshalana.
Anche Andrè Van Lysebeth nel suo libro ”Perfeziono lo yoga” ci presenta la scienza del Kaya Kalpa, che comprende antiche tecniche di purificazione del corpo fisico e pranico per ottenere una nuova giovinezza, tra le quali: shank prakshalana (lavaggio intestinale), vamana dhauti (pulizia dello stomaco) e danta dhauti (pulizia della cavità orale). Questa tecnica, che la Gheranda Samhita considera la migliore delle Dhauti, è largamente riconosciuta per la sua efficacia.
Anche Svâtmârâma, nella “Lanterna dello Hatha-yoga” (Hatha-yoga-pradîpikâ) nei primi due capitoli illustra le tecniche di purificazione (shatkarman). Tale era la prudenza e la sapienza degli antichi Maharishi – grandi saggi – che trasmettevano il loro sapere ai discepoli in una forma concentrata e sicura entro brevi e succosi aforismi. I Maharishi assimilarono per “scienza infusa” “la Verità della disciplina yogica” e la trasmisero tale e quale, come abbiamo visto, criptata, a protezione e beneficio dei posteri. Lo studio e la decodificazione di questi sutra è stata vista da sempre come una sfida agli occhi dello studioso ma nessuno può affermare oggi, in questo momento così significativo per la scienza, che quanto esposto da quei grandi Maestri di un passato remotissimo sia attualmente inattendibile o criticabile da un punto di vista razionale e scientifico.
La pratica complessivamente dura tre giorni; non spaventatevi, in realtà è semplice e facile da eseguire e nei tre giorni arriviamo a capire tante cose belle del nostro corpo. La sera precedente l’esecuzione di Shank-prakshalana, assumeremo poco cibo, molto leggero: una minestrina leggera di verdura, verso le 19 sarebbe l’ideale. Il mattino dopo, completamente digiuni, senza lavori o incombenze da seguire (bambini attorno, o parenti inutilmente apprensivi), inizieremo a bere acqua calda (ma non caldissima) e salata (con uno specifico sale). Berremo l’acqua a bicchieri, non velocemente e non a piccoli sorsi, un bicchiere alla volta, con decisione, e praticando esercizi di yoga che facilitano lo scorrimento dell’acqua nel tubo digerente.
Appositi e specifici asana, ripetuti ognuno per 5 o 6 volte ad ogni bicchere. Solitamente il lavaggio vedrà il via dopo 8-10 tazze.
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Quanto dura la pulizia dell’intestino?
Continuando a bere e a praticare, osserverete che le feci si presenteranno sempre più scomposte: fino a quando, dopo qualche ora di lavoro, uscirà acqua pulita!
Si arriva così alla fine, …..a questo punto praticheremo una meditazione in ascolto dello spazio interno vuoto e pulito…. in shavasana; ma, entro mezz’ora, occorre mangiare un bel piatto di riso bio basmati, bianco, ben cotto, condito con ghee (burro purificato che avremmo preparato insieme), al fine di lubrificare per bene e proteggere il tessuto intestinale. Se avete sete potete assumere a piccoli sorsi della semplice acqua naturale, non gasata e non fredda, o una tisana di finocchio o di malva (ottima per completare l’effetto decongestionante di Shankaprakshalana).
Nei due giorni successivi occorrerà moderare l’alimentazione: niente cibi acidi o piccanti, niente sughi o fritti o dolci o bevande gasate. Un po’ di riso basmati o un po’ di pasta, della verdura lessata e condita con olio d’oliva, un frutto “innocuo” tipo la mela, o qualche pezzetto di banana. Ma soprattutto osservatevi: guardate come il corpo sia più morbido e rilassato, come sia limpido il fondo dell’occhio, come sia più leggera e scorrevole la vostra saliva. Come siete più felici!
E soprattutto ascoltate quella meravigliosa sensazione di “vuoto” nella vostra pancia… Iniziate da lì e non permettetevi più gonfiori addominali, stitichezza e quella sgradevole impressione di “pienezza” che qualcuno confonde con la soddisfazione alimentare.
Controindicazioni dello ShankaPrakshalana:
Non si pratica Shankprakshalana in gravidanza, durante il periodo mestruale potrebbe dare fastidio (ma il giorno precedente il mestruo sì può fare, vedrete come l’effetto rigenerante sarà più completo).
Non si pratica con patologie addominali in corso o pregresse – se di una certa rilevanza – e quando esistono disturbi cardiovascolari. In tal caso consultare prima un medico. Il sale va tolto o sostituito se ipertesi!
Assolutamente controindicato in caso di ulcere.
Le informazioni fornite in questo articolo non possono sostiuire il consiglio di un medico, invito pertanto a valutare insieme al proprio medico curante le proprie condizioni di salute e l’opportunità di eseguire questa pratica.
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